C’era una volta,un gruppo di
ragazzi che trascorreva il proprio tempo,sferzando critiche contro tutto ciò
che li circondava,distruggendo con la forza della parola tutto ciò su cui essi
posavano lo sguardo. Persone,animali,oggetti,nulla sfuggiva a quella spada di
Damocle che essi lasciavano cadere spietatamente,ergendosi a unici giudici supremi dell’esistenza.
Un giorno però,si accorsero di aver giudicato tutto ciò di cui il mondo è
costituito. Vagavano come lupi affamati, in cerca di cibo per il loro
cinismo,ma niente,tutto era già condannato,calpestato,divorato dalla loro
insanabile bulimia giudicante.
Dunque,rimasti privi di un vittima da sacrificare
all’altare del proprio arbitrio,non videro altra soluzione che assalirsi l’un l’altro,come
esseri assuefatti e dominati da un’unica brama irrefrenabile,insaziabile. Alla
fine,ognuno di essi,morì in solitudine, condannato ad essere il giudice
implacabile di se stesso,divorato internamente dalla sua stessa implacabile
fame.
Questa idiozia che la mia mente ha partorito,è il “paradosso della
critica”.
La critica è giusta,sana,positiva,quando sia funzionale alla rinascita
della fenice dalle ceneri dal passato,quando sia lo strumento attraverso il
quale l’uomo possa superare quegli ostacoli ,che egli non riesce a vedere coi propri occhi,lungo il cammino della crescita.Ma,a malincuore,assistiamo spesso
all’abuso del giudizio,all’eccesso dell’opinione.
Si critica perché si è pervasi dall’invidia,si critica per ottenere consensi,si critica perché va di moda,si critica perché è l’unica forma di comunicazione compresa..
Si critica perché si è pervasi dall’invidia,si critica per ottenere consensi,si critica perché va di moda,si critica perché è l’unica forma di comunicazione compresa..
I “Nastenka aspetta un altro”,gruppo foggiano di
recente nascita,sono l’essenza,il frutto del “paradosso della critica”.Un
piccolo teatrino di fredda
politicizzazione musicale,un tetro comizio politico imbellito di note,un
linguaggio musicale violentato da idee politiche gettate nei testi come fossero
carcasse sul tavolo di un macellaio,assenza di un reale messaggio di fondo,dissimulata
dietro luoghi comuni triti e ritriti. Non c’è nulla che sia lontanamente accostabile
al concetto musicale,ma solo la rabbia di una voce che spara alla cieca su
tutto ciò che vede,un rapido ritratto di macerie,cupo e violento,senza alcuno
spiraglio di luce.
Sento già rimbombare nella testa le parole di accusa che mi
verranno rivolte per ciò che sto scrivendo;per questo vi facilito il lavoro,mi
criticherò da solo!
Sono un ignorante,perché riesco ad apprezzare la musica quando
parla di bazzecole ridicole ed inutili come i sentimenti umani;
sono un
ignorante perché non mi sento schiavo dell’esigenza di ascoltare da un artista
parole come inflazione o CO CO PRO(I miei professori sono più che sufficienti!);
sono
un ignorante perché credo che cantautori come Guccini e De Gregori siano
riusciti a incorniciare l’impegno politico e sociale in una quadro musicale
gradevole,senza ergersi su un palco come boriosi e saccenti“grillini”;
sono un
ignorante perché credo che la gente abbia bisogno di vedere nella musica
soprattutto uno strumento di evasione,e non un freddo monologo che gli ricordi
quanto faccia schifo la società odierna .
Devo essere davvero ignorante,se non
riesco a capirvi minimamente!
...auto celebrativo quanto altisonante!
RispondiEliminaanche un po fascista,secondo me,che ci sta sempre bene!
EliminaUno dei gruppi piu scarsi della provincia
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